Anche per quest'anno Lucca Comics&Games è passato, e come ogni Novembre per molti settori dell'intrattenimento ludico-fumettistico arriva il periodo di quiete, di vacanze che durerà fino a natale dove si ripartirà col nuovo anno. E come ogni anno queste sono le settimane in cui centinaia di aziende fanno i conti e migliaia di persone tirano le conclusioni sull'anno che, effettivamente, deve ancora finire ma che ha già dato tutto quello che poteva dare. Spinto da questo spirito e dal fatto di aver saltato per la prima volta dal 2007 la Fiera del Fumetto e del Gioco con le iniziali in maiuscolo, mi accingo anch'io a trarre qualche conclusione.
Partiamo con una premessa: oltre che interessato direttamente al settore ludico mi definisco anche un appassionato dei fumetti di livello medio, un 3 in una scala da 1 a 5, e quindi credo di poter fare riflessioni su quasi tutto il panorama che questa fiera mostra. Fatta questa introduzione, vediamo ora nel dettaglio cosa è rimasto da quei 4 giorni che ho potuto seguire solo online e tramite i racconti degli amici e cosa credo di aver perso quest'anno non andandoci.
Prima di tutto mi è mancato sicuramente il clima che si vive in quella piccola città toscana. Mi sono mancati i personaggi (intesi come persone) pazzi che girano per le vie della città, mi sono mancati i pranzi al volo in giro e le cene in appartamento o ai ristoranti di fiducia, ossia il fuori fiera, tutto ciò che succede una volta chiusi gli stand. Già perchè vivere Lucca solo nelle ore diurne in fiera credo sia uno spreco, tornare in hotel/appartamento e riposarsi, andare a letto presto e non vivere la città anche di sera è un'occasione mancata che nessuno rimpiange solo perchè non l'ha mai vissuto. Qualche anno fa ho cominciato a viverlo, e da li ho capito che quei 4 giorni vanno vissuti dalle 7 di mattina, quando la città si prepara e la gente comincia a girare, alle 2 di notte quando al bar sotto casa fanno ancora casino e quando tutti i muscoli del tuo corpo ti fanno male. Perchè è proprio di sera che, abbandonato il clima frenetico di acquisti e visite agli stand puoi dedicarti a coloro che rendono magica questa fiera, ossia i visitatori, di ogni località italiana e non solo, di ogni età e di ogni estrazione sociale. Chiamatela Lucca by Night o come volete, le sere che ho passato li sono ancora indimenticabili, le persone che ho incontrato e che mi hanno accompagnato in questi anni pure.
Come appassionato e sopratutto imprigionato del settore ludico della fiera, non posso invece che constatare un fatto che tutti pensano e molti dicono: la fiera perde colpi. L'anno scorso sono stati festeggiati i 20 anni del Games, un contenitore senza rivali a cavallo degli anni 2000 e che ora purtroppo sta mutando molto rapidamente senza, a parer mio, una vera e propria destinazione. Intendiamoci, una fiera è prima di tutto un'esposizione temporalmente locata nell'attualità, nel presente, e come tale segue per forza l'andamento del mercato. Così è sempre stato a Lucca, dove i primi anni in cui la frequentavo, ancora nella vecchia sede della Fiera di Lucca, la facevano da padrona Magic e i giochi di ruolo, e dove si organizzavano perfino tornei di Pokemon Trading Cards, gioco allora diffuso e completamente sparito negli ultimi anni anche a livello internazionale.
Non c'è quindi da stupirsi se negli ultimi anni è diventato territorio fertile per i videogiochi, che hanno visto nelle presenze della fiera un pubblico più che appetibile e remunerativo. E per quanto mi riguarda la cosa non è nemmeno così negativa come molti invece descrivono, perchè prima di tutto porta cassa, e di cassa qualsiasi manifestazione ha bisogno per poter sopravvivere, e poi perchè volenti o nolenti si tratta comunque di un settore dell'intrattenimento ludico, forse meno nobile degli storici giochi in scatola o dei coinvolgenti ed intellettuali giochi di ruolo, ma è sempre un componente della famiglia, e in quanto tale va rispettato. E su questo punto io mi associo pienamente a chi non chiede che vengano tolti, ma che vengano spostati e magari gli si dedichi uno spazio tutto loro, in modo anche da organizzare meglio il padiglione nel suo complesso, sia per chi lo visita ma non è interessato a questo settore, sia per gestire meglio una parte di fiera che da un paio d'anni sta collassando nei giorni più caldi, nonostante l'impegno sovraumano di chi ci lavora e chi lo organizza.
Sui giochi in scatola e la loro presenza nella fiera toscana potremo stare qui e scrivere un libro, ma non è questo l'obiettivo che mi sono prefissato stasera, perciò non vi comincio neanche il discorso perchè preferisco trattarlo come si deve in un'altra occasione. Mi piace sapere però che il mercato è sempre florido, le case editrici storiche resistono ancora nonostante la crisi economica, e nuove realtà si stanno affacciando sul mercato con idee nuove, sopratutto nel marketing, portando i giochi in scatola anche al pubblico di massa. Resta però lento il gioco italiano, incapace di imporsi sul mercato internazionale se non con alcuni titoli, e restiamo sopratutto indietro nel settore che negli altri paesi come Germania e Stati Uniti fanno invece da locomotiva: il gioco organizzato, ossia i tornei che da sempre generano hype attorno ad un titolo.
Ma tornando in tema fiera vera e propria, facciamo anche il punto sulla situazione delle strisce a fumetti. Ripeto, non mi considero assolutamente un esperto e quindi la mia personale interpretazione potrebbe rivelarsi sbagliata, tuttavia vedo un costante miglioramento in questo ambito, sia in quantità che in qualità. Di Sicuro i manga giapponesi la fanno da padrona in fiera, ormai da anni, e da qualche tempo si cominciano a vedere anche autori nipponici pronti a firmare tavole e albi per i loro fans, ma il fumetto europeo, italiano in particolare, resta comunque lo zoccolo duro di una manifestazione che forse è rimasta la sola a parlarne e a presentarlo. C'è da chiedersi in effetti cosa sarebbe successo negli anni del boom fumettistico italiano, dove i vari Tex e Dylan Dog, ancora oggi osannati dal grande pubblico, avrebbero di sicuro catalizzato l'attenzione generale.
Purtroppo però, come accade fin troppo spesso nella società, anche Lucca C&G non è tutto rose e fiori, e le avvisaglie dell'anno scorso quest'anno si sono trasformate in fatti concreti. Di fronte ai 240.000 biglietti staccati, 100.000 nella sola giornata di Sabato 1 Novembre, si comincia anche a mettere a referto qualche incidente e malfunzionamento della macchina organizzativa. Gli stand cominciano ad essere davvero inaffrontabili, e il Games in questo caso vince la maglia nera, con code al limite dell'esasperazione nei momenti più trafficati e la sicurezza delle persone messa in dubbio in più di un'occasione. L'anno scorso fu il Japan Palace a raggiungere il collasso, motivo per il quale si è reso necessario un trasferimento nella nuova e a quanto pare più funzionale Japan Town, un cortile aperto che dalle immagini e dai racconti di chi la vissuta pare essere effettivamente la soluzione al problema. Avevamo accennato prima ai videogiochi nel padiglione Games: anche per quanto riguarda l'afflusso di gente la divisione con i videogiochi si rende sempre più necessaria a mio parere. Poi bisogna anche constatare un aumento di quello che potremmo definire pubblico di massa non abituato a Lucca e alle sue regole. In 20 anni di fiera infatti non abbiamo mai assistito a scene incivili e quanto meno fuori luogo come la scalata delle mura di quest'anno, tanto pericolosa quanto brutta per una manifestazione che fra i suoi vanti ha sempre avuto la tranquillità del proprio pubblico. Speriamo che questo non avvenga più, quest'anno c'è stato solo un intervento sanitario grave, ma il bilancio sarebbe potuto essere molto più alto.
Insomma, Lucca 2014 è già diventato un ricordo, e ora non resta che attendere l'edizione 2015, pronta a stupirci come sempre, perchè ficnhè c'è Lucca c'è speranza...
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